Percorso artistico che inizia sin dall’età di 13 anni, un animo combattuto che si arrende alla creatività. Joel Giustozzi sperimenta e stupisce il suo pubblico con spettacoli fluo, body painting e opere tutte da scoprire e ci dimostra che l’arte e lo spettacolo possono diventare un lavoro (molto gratificante). La donna è la sua ispirazione. Le sue realizzazioni sono sotto i riflettori internazionali, le sue origini risiedono a Civitanova. Abbiamo intervistato l’eclettico Joel Giustozzi. Tante sono le sorprese dentro il suo cilindro.
Due vite parallele.
“Facevo studi che non c’entravano nulla con l’arte. Durante il giorno studiavo ragioneria e di notte indossavo un passamontagna per fare street art. Poi, mentre frequentavo la facoltà di Giurisprudenza, organizzavo set fotografici, partecipando a diversi concorsi per marchi importanti e raggiungendo ottimi risultati”.
Quand’è che l’arte è diventata un’attività a tempo pieno?
“L’anno in cui ho deciso di essere ciò che sono è il 2011, quando capii che il non creare mi rendeva triste e, forse, privo di un vero obiettivo. Iniziai ad essere incuriosito dall’arte postale, un tipo di arte fatta con cartoline decorate e sculture di libri. Presentai il mio primo “libro d’artista” (così si chiamano questo tipo di opere) ad una mostra in Veneto e la mia fu venduta. Da lì, venni selezionato per un paio di Biennali, tra cui la 7° di Cassino, per poi esporre ad Osnabrück, in Germania”.
Joel Giustozzi libro cuore
(Dalla mostra ”Pensavo fosse amore” sull’amore patologico)
Il nudo come tecnica
Joel oggi manifesta la sua genialità attraverso il corpo (body painting) anche con pittura visibile sia con la luce naturale che con la luce UV, creando effetti entusiasmanti. Ci racconta: “Ho realizzato quadri bucolici sfregando la tela sui seni delle modelle, performance che venne poi proiettata all’Egg club di Londra e che fu molto apprezzata. Ma per molti delle mie parti era considerata “porno””.
Come sei arrivato ad esprimere la tua creatività nel mondo dello spettacolo?
“Un passo fondamentale è stato il progetto Tuiky, realizzato insieme a mio fratello Jonathan, iniziato con delle mie grafiche stampate su t-shirt poi evolutosi in un anello di stoffa piegato a mano con materiale di riciclo. Con quell’anello sponsorizzai una serata di Burlesque a San Benedetto del Tronto. Fino a quel momento conoscevo ben poco quei tipi di spettacoli, ma mi ritrovai a parlare con una tra le più importanti performer di quel settore e nei mesi successivi curai due suoi show, uno in Italia a “La notte delle stelle” di Simone Di Pasquale (Ballando con le stelle – programma Rai) ed uno in Francia al Festival del Burlesque di Tolosa. Da quel momento in poi capii che potevo mettere la mia creatività nello spettacolo ed iniziai a disegnare costumi di scena, a progettare maschere e vestiti a led e a costruire scenografie. Chiamai questo progetto Fluo Show. Nel tempo è andato ben oltre il fluo, con spettacoli di ogni tipo (fachirismo, ledshow, contorsionismo ecc…) con artisti italiani e stranieri e attualmente è una importante realtà che ha varcato sia i confini regionali che nazionali”.
I progetti a cui stai lavorando?
“Uno è dedicato all’erotismo attraverso foto, disegni e dipinti, l’altro invece al fenomeno del burlesque in Italia: “Italian Burlesque”. La mia arte da sempre ruota intorno alla figura femminile, tanto che nel 2014 dedicai la mia unica mostra personale alla cosiddetta “Sindrome di Stoccolma” legata all’amore, ovvero quando la donna sceglie il suo carnefice”.
Da bambino chi sognavi di diventare?
“Il mio sogno sin da bambino è stato quello di vedere la meraviglia negli occhi della gente e di non smettere mai di creare. Per fortuna me ne sono ricordato. Penso di aver fatto un percorso con scelte difficili, che però si è rivelato meno tortuoso nel momento in cui ho capito davvero cosa volevo essere: fenomeno da baraccone per alcuni, artista per altri, Joel per me stesso”.